martedì 26 maggio 2009

La nostra Costituzione


Garantiamo la libertà di voto

L’abbinamento del voto sul referendum Guzzetta-Segni al secondo turno delle elezioni amministrative rischia di falsare clamorosamente l’espressione della volontà degli elettori.

L’articolo 75 della Costituzione, prevedendo un quorum minimo di votanti per la validità dei referendum abrogativi (e solo per quelli), prevede una eccezione al dovere civico del voto contenuto nell’art. 48. L’elettore può dunque legittimamente scegliere non solo se votare Si o No, ma anche SE votare o, non votando, contribuire a far fallire il referendum.
Scelta tanto più opportuna in un caso, come l’attuale, in cui se la vittoria del SI provocherebbe un ulteriore aggravamento della legge attuale (che risulterebbe addirittura peggiore della mussoliniana legge Acerbo), quella del NO rischierebbe di essere interpretata come una sua legittimazione, rendendone più difficile la sostituzione con una legge elettorale migliore e soprattutto non incostituzionale.
Al di là di quanto quotidianamente sbandierato, infatti, la vittoria del referendum non modificherebbe l’impossibilità di esprimere preferenze, e renderebbe possibile a una esigua minoranza di conquistare la maggioranza del Parlamento.
Allo stato attuale delle cose, inoltre, l’applicazione (immediatamente possibile) della legge ‘corretta’ potrebbe prevedibilmente consentire a PDL e Lega di modificare da sole la Costituzione impedendo perfino il rferendum che già una volta ha bloccato questo disegno antidemocratico.

Quando fu lanciata la raccolta delle firme per il referendum molti la interpretarono come una estrema sollecitazione al Parlamento per l’approvazione di una nuova legge elettorale, convinti che al referendum non saremmo mai arrivati. Ma l’abisso in cui il nostro Paese sta precipitando evidentemente non ha ancora toccato il fondo e solo le previsioni peggiori si realizzano.
Molti ora, in una condizione assai diversa, si dissociano da quella decisione.

Rimane però il rischio che agli elettori che si recheranno comunque alle urne per i ballottaggi (e che non ci sarebbero andati per il referendum) vengano comunque consegnate anche le tre schede referendarie, contribuendo così automaticamente al raggiungimento del quorum e, evidentemente, al successo del SI.
E’ dunque indispensabile una azione di corretta informazione, che chiarisca la necessità, per quanti intendano rifiutare lo strumento referendario in questo caso, di NON RITIRARE LE TRE SCHEDE, facendo verbalizzare il rifiuto.

Questa campagna informativa dovrebbe anche coinvolgere i Presidenti delle sezioni, che non devono in alcun modo influenzare la volontà degli elettori e potrebbero essere ritenuti giuridicamente responsabili di comportamento scorretto. Sarebbe opportuno che fra il materiale che viene abitualmente fornito loro dagli Uffici Elettorali dei Comuni ci fosse anche una specifica nota in tal senso.

Altra opera di sensibilizzazione dovrebbe essere attuata nei confronti dei rappresentanti di lista dei partiti politici, tenendo presente che nella sezione non potranno essere presenti, in base alla legge, i rappresentanti di eventuali comitati per il NO o per l’astensione, ma solo quelli dei promotori del referendum e, appunto, dei partiti politici.

Solo così l’esito del voto sarà realmente frutto della libera scelta degli elettori, che potranno scegliere se approvare uno o più dei tre quesiti, se respingerli totalmente, o se, facendo fallire il referendum, pretendere dal Parlamento che un argomento fondamentale per il nostro sistema democratico venga affrontato in un confronto aperto e trasparente e risolto con il massimo consenso e con una nuova legge elettorale che, restituendo ai cittadini il diritto di scegliere da chi farsi rappresentare e governare, rispetti il dettato costituzionale.

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